Pagina 6 di 9: Portus Julius
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Sito archeologico di straordinario interesse scoperto nel 1956 dal comandante Raimondo Bucher. Sono visibili i resti dell'antica città romana di Baia, sprofondata in mare a causa del bradisismo.
Siamo in una delle più importanti zone di immersione della intera area flegrea. Parliamo di zona e non di punto di immersione visto che l’estensione delle vestigia sommerse è davvero notevole. Sott’acqua sorvoleremo splendidi mosaici, pavimenti ancora integri, basamenti di mura di splendide ville, file di colonne… ci renderemo conto di trovarci in un sito unico al mondo.
La costruzione del Portus Iulius, fu voluta nella zona tra l’Averno e il Lucrino dal collaboratore di Ottaviano M. Vipsiano Agrippa, nel 37 a.C., nel quadro di uno scontro navale contro Sesto Pompeo che aveva il dominio dei mari. I lavori della realizzazione e le relative infrastrutture furono affidati all’architetto Cocceio.
Nell’antichità il porto era difeso da una stretta e lunga diga, gettata sulla spiaggia, che partiva dalla Punta dell’Epitaffio e si congiungeva alla punta Caruso, sulla quale passava la Via Herculanea.
Nella diga si apriva un canale che permetteva l’entrata delle navi nel bacino del Lucrino e da qui, con un’altro canale scavato nella roccia, nel lago d’Averno.
La vita militare di questo porto fu breve, a causa dell’insabbiamento, poiché già nel 12 a.C., la flotta militare fu spostata nel vicino bacino naturale di Miseno e il porto venne riconvertito a scopo civile.
La zona, dopo la parentesi militare, ritorna ad essere un luogo sacro delle divinità infernali e alle cure termali, nonché luogo di lussuose residenze.
Le infrastrutture portuali, nei secoli successivi sono legate al destino del bradisismo. Cassiodoro ci informa, che alla fine del V secolo, la diga foranea del porto che discendeva fu distrutta.
Nei secoli successivi si ha la completa scomparsa sott’acqua della diga e di tutte le strutture antiche, tanto che il Lucrino si unificò con il mare.
In un documento del 1503, a proposito di alcuni movimenti di bradisismo, il DE IORIO scriveva: “il mare si seccò portando fuori alcune “pilae”.
Il fenomeno di sollevamento della costa continuò fino all’eruzione di Monte Nuovo avvenuto il 29 settembre del 1538 che determinò la scomparsa del villaggio di Tripergole e ridusse il lago Lucrino a poco più di uno stagno.
Del Portus Iulius si iniziò a riparlarne alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, grazie alla fotografia aerea e alle prime foto effettuate dal pilota, nonché subacqueo, R. BUCHER, le quali mettevano in risalto la topografia del grande complesso portuale che si estende su una superficie di circa dieci ettari.
La fotografia aerea ha avuto il merito di sensibilizzare studiosi e Soprintendenza, quest'ultima, in seguito alle immagini aeree, ha emesso i primi provvedimenti di tutela avviando alcune campagne subacquee finalizzate sia al rilievo diretto sia allo studio del grande complesso portuale.
Il rilievo e lo studio diretto delle strutture, per il momento, ha interessato solo la parte Est del complesso e più precisamente la parte antistante il “Lido Augusto” che consistono in: Edifici adibiti a magazzini con muratura in opera reticolata che si elevano da pochi centimetri fino ad un metro circa, con affaccio su una corte centrale; - Casa padronale con peristilio di colonne in laterizi, posta nel lato Ovest dei magazzini.
La stragrande maggioranza del complesso, purtroppo, non è stato ancora oggetto di rilievo, tutte le elaborazioni grafiche sono state ricavate da foto-interpretazioni.
La scarsezza dei mezzi finanziari della Soprintendenza, il limitato numero di archeologi subacquei, il disinteresse delle autorità locali, non ha permesso fino ad oggi la continuazione dei rilievi diretti.
Certo, il lavoro è enorme, ma la competenza e le capacità dei nuovi archeologi subacquei, riuscirà a dare quella spinta necessaria e a trovare quelle risorse che permetteranno di completare, in pochi anni, lo studio diretto e il lavoro grafico-topografico del Portus Julius.
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